La pelle del contribuente e quella delle donne
marzo 23, 2014
“Abortiscano pure le italiane che lo vogliono, ma non facciano ricadere tale decisione, assolutamente di carattere intimo, sulla pelle del contribuente”: così scrive il signor Luigi Peteani di Novara in una lettera al «Corriere della Sera» di lunedì 24 aprile. E’ indignato, il signor Luigi, perché la legge approvata alla Camera e in discussione al Senato prevede all’articolo tre uno stanziamento di cinquanta miliardi per i consultori. Lo invitiamo a leggersi l’intervista concessa dal ginecologo napoletano dottor Achille Della Ragione al giornalista de «La Stampa» Francesco Santini (venerdì 28 aprile). Intervista prontamente e inutilmente smentita, appena il giovane ginecologo si è reso conto di averla fatta grossa: ha detto pubblicamente quello che molti medici pensano e fanno in tutta Italia.
Mettiamo in fila le sue più sfacciate dichiarazioni: “Sono diventato un intoccabile: fisco e magistratura non mi fanno paura, l’aborto clandestino tesse trame sottili – Tra otto dieci mesi, con due miliardi in banca, smetto. Mi dedicherò ad un grande consultorio gratuito, la ricerca scientifica mi attrae – io non sono tenero, l’aborto è un atto violento, va sofferto, è bene che paghino — io faccio la parte del leone, i prezzi bassi (centomila lire) convogliano nel mio studio gran parte della domanda, ma, di certo, anche gli altri lavorano – A Napoli, sono certo, l’obiezione avrà successo. I medici rifiuteranno l’aborto, né le donne si presenteranno in ospedale, col rischio dl pubblicizzare l’interruzione di gravidanza”.
Chi non vuole la legge per ragioni di principio, di coscienza, chi organizza le “marce per la vita” come il vescovo di Firenze, deve sapere che ha, gli piaccia o no, questi alleati. Il signor Luigi, il cittadino che paga le tasse, ci concede liberalmente di abortire – affari nostri – e ci manda direttamente dal dottor Achille, il cittadino che non paga le tasse. Strenui difensori entrambi del portafoglio, temono una cosa sola: una legge che finanziando consultori pubblici ci consenta di evitare l’aborto, una legge che ci permetta di abortire nelle strutture sanitarie pubbliche gratuitamente, cioè a spese della collettività, e su nostra decisione. E’ contro questa gente, questi interessi e questa mentalità, che è necessario realizzare una grande unità, di tutte le donne in primo luogo, per far approvare questa legge, per farla applicare in tutte le sue possibilità, per sconfiggere l’aborto come mezzo di controllo delle nascite.
Vania Chiurlotto
(Noi Donne – n.20 – 14 maggio 1978)
l’immagine è un’opera di Cara Barer